Capire la fragilità delle illusioni del mondo tecnologico, una realtà altisonante che però si cancella semplicemente staccando la spina al computer quantistico più avanzato possibile, ci aiuta a ridimensionare le tanto decantate "magnifiche sorti progressive" e a tornare con i piedi per terra, a riprendere una dimensione umana reale, naturale, pur potendo vivere usando "anche" strumenti moderni.
La tecnologia deve restare uno strumento per l'uomo, un attrezzo, non uno scopo da desiderare. È un attrezzo che si rompe e si aggiusta, tutto qui, lo è anche una intelligenza artificiale di matrice quantistica, né più né meno, è una cosa, un oggetto più o meno utile. Invece per lo zeitgeist sarebbe la matrice del tanto sopravvalutato "homo deus". Che errore fatale!
Pensate al giorno in cui un uomo transumano (il ridicolo fantoccio del WEF e della Neuralink di Musk), che vive grazie alla installazione di una AI dentro la sua struttura neuronale, si dovesse confrontare con un blackout. Che farebbe? Sarebbe perso nel buio.
E un uomo naturale, uno non innestato, come potrebbe aiutarlo a non sentirsi spento e a non morire? Come sono fragili le idee del progresso della tecnologia materialista. Sono fumo negli occhi, neve al sole, né più né meno che transitorie evanescenze.
Pubblicato il 29 aprile 2025
visto su https://t.me/demgiulib
Nessun commento:
Posta un commento