martedì 17 giugno 2025

Intelligenza artificiale e la (solita) dittatura dell'algoritmo


Da una ricerca condotta dalla Università della Carolina del Sud emerge che i risultati dei sistemi di IA generativa sono “più strettamente allineati ai valori e alle visioni del mondo delle nazioni ricche di lingua inglese. Questo pregiudizio intrinseco limita naturalmente la diversità delle idee che questi sistemi possono generare”. 

Leggi l'articolo di Angela Fais per l'AntiDiplomatico:

Intelligenza artificiale e la (solita) dittatura dell'algoritmo
L’intelligenza artificiale è un dispositivo strategico orientato ideologicamente che manipola i rapporti di forza condizionando il sapere

“Ripetete una bugia mille volte e diventerà una verità” diceva qualcuno. 

Con questa massima si può spiegare la grande fortuna della definizione di “nativi digitali”. Completamente campata in aria e priva di qualsiasi fondamento scientifico, coniata dallo scrittore statunitense M. Prensky nel 2001 sostiene che l’uso abituale delle tecnologie informatiche avrebbe reso più saggio l’homo sapiens consentendone l’evoluzione in ‘homo sapiens digital’. Essendo purtroppo particolarmente permeabili a tutto ciò che viene dagli USA, in Italia alcuni studiosi, più probabilmente ballisti di professione, hanno rilanciato la bestialità per giustificare il ricorso alle tecnologie digitali nella scuola tramite un marketing molto aggressivo cui abbiamo permesso di trarre enormi profitti, senza che gli studenti ne abbiano mai ricavato alcun reale vantaggio. Si possiede infatti sufficiente documentazione scientifica a dimostrare che i media digitali provochino un peggioramento nella formazione degli alunni. L’apprendimento richiede un lavoro mentale profondo oggi sostituito dalla superficialità del digitale. Si pensi a quanto il lavoro alla lavagna tradizionale col gessetto in mano e sul quaderno differisca da quello svolto con la LIM e sul tablet che può avvalersi anche della tecnica del copia-incolla.  La disfatta della Dad e i danni provocati a intere generazioni sono sotto gli occhi di tutti, eppure in Italia si continua a insistere a testa bassa con la digitalizzazione dell’istruzione. E’ inoltre acclarato che i media digitali siano causa di stress, insonnia, depressione e dipendenza. Eppure di recente il Min. Valditara ha dichiarato che per inserire l’informatica stanno modificando i programmi scolastici della scuola primaria “grazie all’avvio di una sperimentazione che ci vede tra i primi paesi al mondo ad applicare l’intelligenza artificiale alla didattica”.

Oggi con l’intelligenza artificiale ci troviamo certamente davanti a una svolta epocale. Sicuramente grazie ad essa sono possibili funzioni e calcoli che l’uomo impiegherebbe moltissimo tempo a svolgere. Non si mettono in dubbio i grossi vantaggi per le aziende (spesso speculari agli svantaggi per i lavoratori), ma qui si sollevano grandi perplessità sull’opportunità di introdurla anche nelle scuole a stravolgere la didattica e atrofizzare le menti. 

Si apprende che il 75% degli studenti italiani se ne avvale per scrivere i temi e soprattutto per fare i compiti. Siamo antiquati se domandiamo che ne è dell’apprendimento? Interessante che sul sito Invalsi si diano istruzioni su come fare i temi e i compiti con la IA, ma a patto che lo studente verifichi le informazioni fornite, unico sforzo richiestogli. Un tempo l’insegnante correggeva il compito assegnato ed eseguito unicamente dallo studente e le correzioni erano occasione di chiarimento e di ulteriori apprendimenti. Oggi questo sembra venga meno ma non interessa né a quelli dell’ Invalsi né al Ministro né a nessun altro. 

Fare i conti con l’intelligenza artificiale significa riconoscerla come dispositivo strategico che si inscrive in una relazione di potere e manipola i rapporti di forza orientandoli in una precisa direzione al fine di condizionare il sapere. Una volta considerato il dispositivo come un insieme di strategie e di rapporti di forza che condizionano il sapere e ne sono condizionati, riconosciamo facilmente anche la natura storica e non assoluta del sapere e della verità e da qui altrettanto facilmente comprendiamo che l’uso della IA è in primo luogo orientato da un punto di vista ideologico e politico.

Da una ricerca condotta dalla Università della Carolina del Sud emerge infatti che i risultati dei sistemi di IA generativa sono “più strettamente allineati ai valori e alle visioni del mondo delle nazioni ricche di lingua inglese. Questo pregiudizio intrinseco limita naturalmente la diversità delle idee che questi sistemi possono generare”. Questo non sembra molto inclusivo.

Lo si tenga ben presente: l’IA non pensa ma calcola. Per calcolare si serve degli algoritmi consentendo ai sistemi di convergere verso un punto intermedio prevedibile, per cui essa non esplora di certo “possibilità non convenzionali ai margini” . “Ciò che inizia come una comoda scorciatoia - leggiamo nella succitata ricerca - rischia di trasformarsi in un circolo vizioso di originalità decrescente, non perché questi strumenti producano contenuti oggettivamente scadenti, ma perché riducono silenziosamente la portata della creatività umana stessa”, basandosi sulla mediocrità algoritmica che contrassegnerà gli elaborati prodotti. I compiti non subiranno correzioni ma saranno segnati da una irrimediabile mediocrità.
Se consideriamo l’IA un dispositivo è interessante ricordare l’esperienza che Foucault fece quando portò avanti il Gruppo di Informazione sulle Prigioni (GIP), un collettivo per denunciare le condizioni di vita nelle carceri francesi e dare voce ai detenuti. Rimase sbalordito dal fatto che i detenuti facessero nell’esperienza del Gip delle enormi conquiste. Infatti non erano solo schiacciati e oggettivati dal potere della istituzione penitenziaria ma questo dispositivo consentiva loro anche di produrre un rapporto di soggettivazione, non tanto perché ottenevano dalla istituzione penitenziaria le cose richieste (saponette, tv a colori, più ore di colloqui con le famiglie) ma perché divenivano soggetti di sé stessi, della loro vita.  Adesso però si profila una situazione differente. 

Giorgio Agamben ampliando la classe dei dispositivi foucaultiani vi include il linguaggio, forse il primo dispositivo e la filosofia, la letteratura ma anche “i telefoni e qualunque cosa abbia la capacità di catturare, orientare, controllare le condotte, le opinioni, i discorsi degli esseri viventi”. E noi adesso possiamo senz’altro aggiungervi anche l’intelligenza artificiale, ma con una sostanziale differenza. Mentre i precedenti dispositivi suscitavano e consentivano effetti di soggettivazione, i dispositivi con cui abbiamo a che fare in questa fase del capitalismo non fanno altrettanto. Se ad esempio  tramite il dispositivo della scrittura si consentiva la nascita di un autore letterario e di un capolavoro, adesso lo smartphone o l’IA innescano processi di desoggettivazione perché assorbono il soggetto, quasi lo divorano dando luogo a un corpo sociale inerme e docile; essi non prevedono la ricomposizione di un nuovo soggetto se non in forma larvata e spettrale, virtuale. Si comprende dunque quanto inutile sia sostenere che la questione si riduca al loro semplice “buon uso”. I paladini dell’ ‘uso corretto’ ignorano la natura desoggettivante dei dispositivi essendo essi stessi irrimediabilmente catturati da qualcosa la cui portata è devastante e pervasiva. Ma più i dispositivi si fanno pervasivi più è urgente la necessità di restituire alla comunità e a noi stessi tutto quello che questi ci stanno portando via. A fronte delle attuali evidenze risulta insensato premere ancora l’acceleratore sulle tecnologie digitali ed è lecito chiedersi se non si voglia scientemente portare al tracollo l’istruzione pubblica insieme ai suoi sventurati utenti. 

mercoledì 4 giugno 2025

IL "DIAVOLO" NEI NOSTRI TELEFONI

Chris Anderson, direttore di Wired dal 2001 al 2012 in un’intervista al New York Times, affermò che in una scala che va dalle caramelle al crack, gli smartphone sono più vicini al crack. E questo probabilmente è vero, sia in termini di danni che provocano al cervello, quanto al fenomeno della dipendenza. 

A partire dal 2013, anno del crollo dei prezzi degli smartphone, hanno cominciato ad aumentare esponenzialmente i disturbi legati all’ansia nei giovani e giovanissimi. Queste problematiche hanno poi subito un’ulteriore impennata, arrivando quasi a raddoppiare, durante la pandemia. Psicologi e psichiatri infantili non hanno dubbi: il tutto è dovuto alla dipendenza dagli schermi e ai contenuti dannosi veicolati attraverso le piattaforme social. Orestis Floros, psichiatra che studia le dipendenze per l’Istituto Karolinska di Stoccolma, intervistato da Giorgio Bianchi, afferma senza mezzi termini che il meccanismo che determina la dipendenza da alcol e stupefacenti, è il medesimo che innesca la dipendenza dagli schermi, e andrebbe trattato nella stessa maniera. 

Purtroppo si tratta di una problematica ampiamente sottovalutata, soprattutto dalle famiglie che con troppa facilità usano questi mezzi tecnologici come baby sitter e far sì che i piccoli non disturbino la quiete dei genitori, non rendendosi conto degli enormi danni che stanno facendo dal punto di vista emotivo, cognitivo e comportamentale. 

Fonte: https://t.me/giorgiobianchiphotojournalist

mercoledì 21 maggio 2025

Accesso diretto alle carte di credito

 

CEO di Visa ha annunciato un'importante novità:

l'azienda sta per lanciare agenti di intelligenza artificiale che avranno accesso diretto alle carte di credito. Secondo quanto dichiarato, questi assistenti digitali saranno capaci di cercare e completare acquisti in autonomia per conto dell'utente, rispondendo a un semplice comando, che si tratti di trovare e ordinare un maglione specifico, occuparsi della spesa per l'intera settimana o prenotare un biglietto aereo.

"Lo vedrete in azione nei prossimi mesi," ha osservato il CEO.

Dietro la comoda facciata, l'IA di Visa cela seri pericoli. Delegare acquisti e finanze toglie autonomia e pensiero critico, rendendo concreto il timore di divenire "schiavi digitali". Si rischia manipolazione, consumismo indotto e nuove vulnerabilità dei dati. Senza tutele, questo "progresso" può subordinare la libertà a logiche opache e interessi alieni, aumentando controllo e sorveglianza, tutto ciò per rendervi meno faticoso il tutto.

Fonte: https://t.me/radio28tv

mercoledì 14 maggio 2025

CORSICA, AUTO ELETTRICHE VIETATE DAL SINDACO: ELETTROSMOG AMMALA GLI ANIMALI

Nel cuore dell'Alta Corsica, il Sindaco del piccolo Comune di Castifao (Francia) ha vietato la circolazione delle auto elettriche nel municipio avallando le preoccupazioni relative all'inquinamento e all'impatto delle onde elettromagnetiche sulla vita locale, in particolare sulle capre che pascolano nella zona. E' infatti noto come auto tipo Tesla di Elon Musk creino un impatto elettromagnetico al loro passaggio, colpendo quindi non solo quanti occupano il veicolo

Fonte: https://t.me/MaurizioMartucci


CORSICA: IL DIVIETO DI AUTO ELETTRICHE. LE REAZIONI DEGLI ANIMALI. RISCHI ANCHE PER L'UOMO?

In un piccolo paesino della Corsica, l'uso delle auto elettriche è stato recentemente vietato, ma il motivo di questa decisione è ancora più inquietante di quanto si potesse immaginare. I residenti, inizialmente attratti dai vantaggi ecologici dei veicoli elettrici, si sono trovati di fronte a una realtà sconvolgente: le frequenze elettromagnetiche emesse dalle batterie sembrano non solo alterare il comportamento degli animali, ma potrebbero anche rappresentare un pericolo per la salute umana.

Gli animali, tra cui capi di bestiame, cervi e cinghiali, mostrano segni di stress e panico quando le auto elettriche passano nei loro territori. Le loro reazioni, che spaziano da comportamenti erratici a fughe disperate, sono il risultato di una disturbante interferenza con i loro sensi naturali, che si basano su frequenze magnetiche per orientarsi. Ma non sono solo gli animali a risentire di questa tecnologia. Gli esperti locali cominciano a ipotizzare che anche gli esseri umani potrebbero subire danni a lungo termine a causa dell'esposizione costante a queste onde elettromagnetiche.

Ci sono segnali preoccupanti tra i residenti che vivono vicino alle aree più trafficate da veicoli elettrici. Mal di testa, vertigini, insonnia e altri disturbi neurologici sono aumentati notevolmente da quando l'uso delle auto elettriche è diventato più diffuso. Sebbene non ci siano ancora studi scientifici definitivi, i medici locali non escludono che queste onde possano interferire con il sistema nervoso umano, creando un rischio concreto per la salute, soprattutto per chi è costantemente esposto a lungo termine. Sebbene non ci siano prove definitive, alcune ricerche suggeriscono che l'esposizione prolungata alle onde elettromagnetiche possa avere effetti dannosi, aumentando il rischio di disagi neurologici e persino di patologie più gravi.

Ma c'è un ulteriore elemento che potrebbe complicare la situazione: l'orologio del paese. Ogni giorno, puntualmente, suona ad ogni ora, ma alcune voci locali suggeriscono che proprio questo orologio potrebbe essere in qualche modo legato alle interferenze elettromagnetiche generate dalle auto elettriche.

In risposta a questi allarmi, le autorità del paese hanno deciso di mettere al bando le auto elettriche, prendendo una posizione decisiva in difesa della salute della comunità e della fauna locale. La Corsica, da sempre legata alle sue tradizioni e alla natura, ha scelto di mettere in discussione l'adozione di tecnologie moderne che, seppur ecologiche, potrebbero avere effetti collaterali potenzialmente devastanti.

Fonte: T.me/Davide_Zedda

lunedì 5 maggio 2025

Magnifiche sorti progressive

Capire la fragilità delle illusioni del mondo tecnologico, una realtà altisonante che però si cancella semplicemente staccando la spina al computer quantistico più avanzato possibile, ci aiuta a ridimensionare le tanto decantate "magnifiche sorti progressive" e a tornare con i piedi per terra, a riprendere una dimensione umana reale, naturale, pur potendo vivere usando "anche" strumenti moderni.

La tecnologia deve restare uno strumento per l'uomo, un attrezzo, non uno scopo da desiderare. È un attrezzo che si rompe e si aggiusta, tutto qui, lo è anche una intelligenza artificiale di matrice quantistica, né più né meno, è una cosa, un oggetto più o meno utile. Invece per lo zeitgeist sarebbe la matrice del tanto sopravvalutato "homo deus". Che errore fatale!

Pensate al giorno in cui un uomo transumano (il ridicolo fantoccio del WEF e della Neuralink di Musk), che vive grazie alla installazione di una AI dentro la sua struttura neuronale, si dovesse confrontare con un blackout. Che farebbe? Sarebbe perso nel buio.

E un uomo naturale, uno non innestato, come potrebbe aiutarlo a non sentirsi spento e a non morire? Come sono fragili le idee del progresso della tecnologia materialista. Sono fumo negli occhi, neve al sole, né più né meno che transitorie evanescenze.

Matteo Gazzolo

Pubblicato il 29 aprile 2025

visto su https://t.me/demgiulib

venerdì 25 aprile 2025

Finchè non imparano...

L'IA pronta a cambiare dieci milioni di professioni

Quasi metà dei lavoratori in Italia vedrà la propria professione trasformata dall'intelligenza artificiale, con l'IA che sostituirà o si integrerà in compiti specifici, influenzando in modo particolare le donne laureate del Centro-Nord in settori come analisi dati e finanza.

Lo studio di Randstad Research evidenzia che, nonostante l'automazione e l'IA cambieranno il panorama lavorativo, ci sarà un'integrazione piuttosto che una sostituzione completa dei ruoli, richiedendo nuove competenze e una riforma dei percorsi educativi e formativi.

Fonte: @tutti_i_fatti