mercoledì 6 febbraio 2013

Internet ci rende stupidi?

McLuhan affermando che il medium è il messaggio mette in guardia dal rischio di concentrare l'attenzione sugli effetti trascurando la tecnologia stessa. L'attenzione è tutta sui contenuti del messaggio. Il nuovo medium è accolto senza discussioni. Per McLuhan, la reazione convenzionale ai media secondo la quale è importante come si usano, è l'opaca posizione dell'idiota tecnologico.
Nietzsche, dopo aver sperimentato con entusiasmo la macchina da scrivere, concluse che i nostri strumenti di scrittura hanno un ruolo nella formazione dei nostri pensieri
I media intellettuali, non si limitano ad essere strumenti perché sono in grado di modellare i processi cognitivi.
I nativi digitali, non leggono da sinistra a destra e dall'alto verso il basso, ma a salti, scorrendo superficialmente il testo alla ricerca dell'informazione desiderata. La lettura lineare che ha caratterizzato la formazione del pensiero dall'invenzione della stampa in poi, è stata abbandonata.

La lettura lineare permette alla mente letteraria: concentrazione, riflessione, approfondimento e autonomia.
La nuova mente post letteraria invece, sa scegliere velocemente tra gli stimoli in base a quello che si aspetta. La velocità che la contraddistingue, porta alla scelta più ovvia e convenzionale. Questo accade nella lettura come nella ricerca in rete e si riflette nei comportamenti, nelle relazioni e negli atteggiamenti cognitivi.

La neuro-plasticità che consente al sistema nervoso di sottrarsi alle limitazioni del genoma e di adattarsi alle situazioni ambientali, ai cambiamenti fisiologici e alle esperienze, ha permesso alla nostra specie di evolversi dalle prime forme di linguaggio fino all'ipermedialità. Il nostro modo di pensare, di percepire e di comportarci non è predeterminato dai geni e non è immutabile, ma possiamo adattarci alle esperienze e agli strumenti che usiamo. La ripetizione (repetita iuvant dicevano i latini), porta all'adattamento e all'abitudine.
Numerosi studi provano che la lettura approfondita richiede l'impegno di una porzione di cervello inferiore a quella richiesta nella navigazione in rete. Una pagina di carta è meno impegnativa dal punto di vista delle stimolazioni visive e uditive, rispetto ad una pagina web. Durante la navigazione in rete, la memoria di lavoro è sovra-carica di informazioni, l'accelerazione dei processi e la continua necessità di scelta, ostacolano il trasferimento nella memoria a lungo termine dei concetti.
La ricchezza degli stimoli percepibile come un dato fortemente positivo, si rivela un'ostacolo alla comprensione e all'apprendimento.

Possiamo sperimentare: la frammentazione dell'attenzione, la tendenza a scorrere un testo a salti, la velocità con cui ci dedichiamo agli stimoli, la difficoltà a ricordare quello che abbiamo letto, tra i numerosi effetti collaterali non desiderati, dell'uso della rete

Le tecnologie intellettuali  sono strumenti che ampliano o rafforzano le facoltà mentali. Ogni tecnologia intellettuale incarna un'etica intellettuale che raramente è conosciuta o riconosciuta dal suo inventore ma che è trasmessa alle menti e alla cultura degli utenti.

Il determinismo tecnologico pone il progresso tecnologico al di fuori del controllo umano come principale fattore di influenza del corso della storia umana: il mulino a vento produce una società con i signori feudali, il motore a vapore con i capitalisti (Marx); le cose stanno al comando, ci governano (Emerson); gli esseri umani sono poco più che l'organo sessuale della macchina (McLuhan)
In questa visione il ruolo umano si limita alla produzione di cose e macchine (tecnologie) sempre più sofisticate, alle quali adattarsi continuamente.

Secondo lo strumentalismo tecnologico: i dispositivi tecnologici sono semplici manufatti neutrali (Sarnoff); la tecnologia è uno strumento per la comunicazione e il trasporto attraverso lo spazio, nulla di più (Carey). E' la teoria più diffusa anche perché è quella che preferiamo visto che colloca gli esseri umani in posizione predominante rispetto ai suoi manufatti.
Asimov ha introdotto le note leggi della robotica a garanzia di questo primato:

  1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.
  2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
  3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge. 
Le tecnologie non sono solo strumenti utili per l'uomo, sono anche forze potenti che danno significato alle azioni dell'uomo. Anche se non ne siamo pienamente coscienti, molte abitudini quotidiane seguono schemi stabiliti da tecnologie entrate in uso prima della nostra nascita.
E' più facile discutere dei prodotti del pensiero che del pensiero in quanto tale.
Secondo Ong: le tecnologie non sono semplici aiuti esterni ma comportano trasformazioni delle strutture mentali sopratutto quando hanno a che vedere con la parola.
La storia della parola è la storia della mente e del pensiero. Il linguaggio è la tecnologia che ha avuto come effetto primario la comunicazione tra individui e la trasmissione della conoscenza e come effetto collaterale, la formazione della mente e del dialogo interiore. Se non possedessimo un linguaggio, non potremmo pensare.
Oggi l'evoluzione ha incarnato questa tecnologia a livello genetico rendendola una dote innata della specie.

L'edizione 2012 del Festival della Filosofia, era dedicata alle "cose". I filosofi che hanno trattato il tema, erano concordi sulla reificazione che le cose comportano nel nostro mondo, che può essere riassunta in questa citazione di  Wittgenstein:  Gli oggetti formano la sostanza del mondo. 
Ne facciamo esperienza ogni giorno nella realtà sensibile come in quella virtuale.

La tecnologia della scrittura implica la lettura. La lettura non è sempre stata quella che conosciamo oggi.
Trascurando il divario dell'alfabetizzazione, la lettura silenziosa e personale è stata un'effetto collaterale di un'altra tecnologia: la stampa. Precedentemente, la lettura avveniva a voce alta a beneficio di più ascoltatori poiché le copie dei libri manoscritti erano limitate. La lettura lineare e privata è quindi una conquista relativamente recente e ha comportato con l'autonomia, la costruzione di percorsi mentali e cognitivi personali. La lettura a voce alta rispecchiava l'etica intellettuale dell'epoca della cultura orale, quella silenziosa la cultura di massa.
Con la lettura dei testi ipermediali si sta affermando una nuova etica intellettuale, i tracciati cognitivi e mentali dei nostri cervelli, stanno nuovamente cambiando e con questi cambiamenti si introducono nuove ed importanti conseguenze sociali.

La diminuzione dei costi della memoria e della banda, rende possibile includere nelle pagine web anche fotografie e filmati. La rete è un medium: multiuso dove le informazioni colpiscono i sensi della vista e dell'udito, che sostituisce e integra tutti gli altri strumenti mediali.

Internet, diversamente dagli altri media, è bidirezionale e grazie a questa sua fondamentale peculiarità, è diventato un luogo di riunione virtuale, la nuova agorà.
Tra i media personali, internet è più usato rispetto alla stampa e integra tv e radio. I cambiamenti delle abitudini nell'uso delle tecnologie digitali, che annullano i confini tra i vari media, avvengono rapidamente seguendo le logiche capitalistiche del profitto.
McLuhan afferma: un nuovo medium non è mai un'aggiunta al vecchio e non lascia il vecchio in pace, non cessa mai di opprimere i media precedenti finché non trova per loro forme e posizioni nuove.
Il passaggio dalla carta allo schermo non cambia soltanto il modo di orientarsi su un testo scritto, influenza anche il grado di attenzione e la profondità di immersione nello stesso. I link alterano la percezione e non sono paragonabili alle note a piè di pagina, poiché provocano effetti molto diversi sulla percezione e sull'attenzione. Il loro valore come strumenti di navigazione è inscindibile dalla distrazione che provocano.
Numerosi studi di psicologi, neurobiologi, educatori e progettisti web, sostengono che il web favorisce la lettura rapida, il pensiero distratto e l’apprendimento superficiale.

L'uso abituale dei motori di ricerca condiziona la nostra percezione: spesso attirano l'attenzione verso particolari frammenti di testo, parole o frasi rilevanti, mentre disincentivano l'interezza di un'opera. Non vediamo la foresta e nemmeno gli alberi del web, vediamo solo i ramoscelli e le foglie.
La rete multimediale spezzetta il contenuto e interrompe la concentrazione. Una singola pagina può contenere contemporaneamente: testo, video e audio, in una cacofonia che distrae.
Ogni volta che accediamo al web si entra in un ecosistema dell'interruzione
Il libro non è cambiato sostanzialmente dal giorno della sua invenzione. Si tratta di una tecnologia estremamente versatile: può cadere a terra senza danneggiarsi, può sporcarsi, si può lasciare aperta la pagina per un tempo indefinito, non necessita di batterie o di corrente elettrica, le parole stampate sono più facili da leggere rispetto a quelle formate dai pixel su schermo retroilluminato, non necessita di drive o interfacce per la lettura.


Un cambiamento nella forma di un medium è un cambiamento nel suo contenuto McLuhan

Kindle ha interpretato il passaggio del libro al regno digitale degli e-book. Non si tratta di una semplice sostituzione di pixel all'inchiostro, ma di un cambiamento nel modo di leggere, scrivere e vendere i libri.
Un libro trasferito in un dispositivo elettronico collegato ad internet, diventa molto simile ad un sito web. La linearità del libro stampato è frantumata come l'attenzione e la concentrazione richiesta al lettore.
I cambiamenti alla lettura portano cambiamenti anche allo stile di scrittura poiché gli autori dovranno adattarsi alle nuove abitudini e alle aspettative dei lettori. Per esempio, in Giappone, dove lo sviluppo tecnologico è un passo avanti, ci sono già romanzi scritti per essere veicolati via sms.


Nel 2005 un gruppo di professori della Northwestern University, in un articolo per la Annual Review of Sociology scrisse:  "i recenti cambiamenti delle nostre abitudini di lettura indicano che l’era della lettura di massa (dei libri) è stata una breve “anomalia” nella nostra storia intellettuale: adesso vediamo questo tipo di lettura tornare al suo ambiente originario: una minoranza che si perpetua e che chiameremo la classe dei lettori."

Un libro stampato è un oggetto finito unidirezionale, il testo elettronico è un testo effimero in divenire.


Merzenich:  internet ha il potere di provocare cambiamenti fondamentali nella struttura mentale.
L’uso intensivo di internet ha conseguenze neurologiche. Internet consente lo sviluppo di nuovi tracciati neurali e dei processi decisionali e risolutivi dei problemi.

Navigare nel web può aiutare le persone anziane a tenere in esercizio le funzioni cerebrali ma se diviene il principale modello di pensiero può ostacolare l’apprendimento e la riflessione profonda.
Le ricerche continuano a mostrare che chi legge testi lineari comprende di più, ricorda e impara meglio rispetto a chi legge testi disseminati di link.

Navigare nel web richiede una forma di multitasking mentale intensa
Ogni volta che spostiamo l’attenzione il cervello di deve orientare di nuovo, mettendo ulteriormente alla prova le nostre risorse mentali

Lo studioso Grafman ritiene che il multitasking, renda: meno deliberativi, meno capaci di pensare e risolvere un problema e si tenda ad affidarsi a soluzioni convenzionali invece di contestarle con schemi di pensiero originale.
La rete porta a disperdere l'attenzione con un'insistenza e un'efficacia superiore ai media più vecchi. Internet è un sistema veloce per fornire risposte e ricompense che incoraggiano la ripetizione delle azioni mentali. Cattura l'attenzione per disperderla. On line, ci si dimentica di quello che succede intorno e mentre si elabora il continuo flusso di stimoli offerti, il mondo sensibile si allontana. L'interattività amplifica questi effetti. Mentre ci si concentra sul mezzo, si è continuamente distratti e sopraffatti dalla rapida successione dei diversi messaggi in arrivo.
La distrazione generata in rete, è molto diversa da quella temporanea e intenzionale della mente che ravviva il pensiero durante la valutazione di una decisione. La cacofonia di internet manda in cortocircuito sia il pensiero cosciente, sia quello inconscio, ostacolando l'approfondimento e la creatività.
I cervelli diventano semplici unità di elaborazione dei segnali.
Merzenich afferma che quando la cultura provoca dei cambiamenti nei modi in cui impegniamo i nostri cervelli, essa crea cervelli differenti. L'uso quotidiano (della rete) stimola un'alterazione delle cellule cerebrali e il rilascio di neurotrasmettitori che gradualmente rafforzano nuovi tracciati neuronali, mentre indeboliscono quelli vecchi.

L'uso del computer provoca una più intensa stimolazione mentale rispetto alla lettura dei libri. La tumultuosa attivazione dei neuroni non implica necessariamente un miglioramento.
Si riteneva che la memoria a lungo termine servisse da grande deposito di fatti ed esperienze ed avesse un ruolo marginale nei processi cognitivi complessi come il pensiero e la risoluzione dei problemi.
Gli studiosi del cervello sono giunti alla conclusione che è proprio la memoria a lungo termine la sede dell'intelligenza. In essa non sono solamente registrati i fatti ma sopratutto i concetti complessi, gli schemi che forniscono profondità al pensiero e l'organizzazione dei frammenti d'informazione in modelli di conoscenza.
L'intelligenza dipende dalla capacità di trasferire le informazioni dalla memoria a breve termine (di lavoro) verso quella a lungo termine e di inserirle in schemi concettuali.
Questo delicato e cruciale passaggio costituisce un collo di bottiglia poiché nella memoria di lavoro si possono gestire dai 2 ai 4 elementi alla volta e non di più.
La memoria di lavoro, inoltre, perde le informazioni rapidamente se queste non vengono ravvivate con la ripetizione.
Metafora: in rete, è come essere di fronte a tanti rubinetti informativi a pieno regime e il nostro piccolo ditale (memoria di lavoro) trabocca mentre corre da un rubinetto all'altro. Alla fine riusciamo a trasferire un miscuglio di poche gocce dei diversi rubinetti, non un flusso coerente di un'unica sorgente. Quando il carico cognitivo eccede la capacità di archiviazione, non siamo in grado di assorbire la nuova informazione e creare i collegamenti con quanto già archiviato nella memoria a lungo termine.
La capacità di apprendere ne risente  e la comprensione rimane superficiale. Un alto carico cognitivo aumenta la distrazione.

Il web combina l'ipertesto con la multi-dimensionalità per giungere all'ipermedialità.
Non solo testi con parole collegate elettronicamente ma anche immagini, suoni e immagini in movimento. L'attenzione è divisa e implica una difficoltà di apprendimento.
Internet non è stata inventata da un gruppo di pedagogisti per ottimizzare l'apprendimento e non presenta l'informazione in modo equilibrato, ma come un miscuglio che fa a pezzi la concentrazione. E' stata progettata come un sistema di interruzione, come una potente macchina di dispersione dell'attenzione.

sabato 2 febbraio 2013

saggezza della folla

Secondo Wikipedia, la saggezza della folla (o intelligenza della folla) è una teoria sociologica secondo la quale una massa di individui sarebbe in grado di fornire una risposta adeguata e valida ad una domanda più di quanto non siano in grado di farlo gli esperti.
Questa teoria trova un'applicazione intensa su Internet e in particolar modo, in determinati siti e progetti che si basano su di essa, come la stessa Wikipedia e molti altri siti che puntano sul contenuto generato dagli utenti.



"Con il tag possiamo lasciare il nostro segno marcando qualunque cosa nel Web sociale, è lo strumento di partecipazione individuale che ci conferisce potere di intervento nel cyberspazio, dove i nostri voti, i nostri giudizi, le nostre classificazioni, aggregati con ingegnosi algoritmi decidono il valore e la visibilità delle risorse digitali. Si stabilisce così l’autorevolezza di un sito, l’efficacia di un servizio, la convenienza di un acquisto, la reputazione di un blogger. I meccanismi di autovalutazione generati dalla Rete consentono di orientarci nel mare informativo, di scovare affinità, di partecipare a comunità di interesse, di conoscere persone. Per qualsiasi decisione grande o piccola della nostra vita, dall’acquisto di un libro alla scelta di un lavoro possiamo chiedere aiuto alla Rete, dove troviamo condensata l’esperienza di milioni di utenti, la cosiddetta saggezza delle folle. Questi meccanismi stanno dimostrando la capacità di stabilire reputazione, autorevolezza, attendibilità, fiducia nei rapporti professionali, economici, affettivi."
(...)
"Ogni nuova risorsa pubblicata da un utente finisce per essere interconnessa alle altre da un insieme di collegamenti la cui ampiezza e ramificazione dipende dal consenso che riesce a produrre nei suoi fruitori: è questo il meccanismo democratico che decide valore, autorevolezza e rilevanza in Internet. Google, il principale motore di ricerca che media di fatto l’accesso alle risorse del Web, basa il suo incontrastato successo su un algoritmo di ricerca e classificazione, il PageRank, che gli permette di trovare e proporre il miglior elenco possibile di risorse. Alla base di questo risultato sta il fatto che l’algoritmo sfrutta ciò che emerge come intelligenza collettiva della Rete: decide la rilevanza di una pagina in base ai link che fanno riferimento ad essa, utilizzando quindi il giudizio collettivo di tutti gli utenti della Rete per stabilire il valore dei contenuti."

fonte: Tags: media, conoscenza di Graziano Cecchinato

Pierre Levy, nel suo saggio sull'intelligenza collettiva del 1994, scriveva:
"Nessuno sa tutto, ognuno sa qualcosa, la totalità del sapere risiede nell'umanità e gli strumenti di comunicazione digitali sono ora in grado di far emergere questo sapere, di farlo emergere in tempo reale..."

e Fabrizio De Andrè, nel 1996 (in tempi non sospetti), scriveva:

Coltivando tranquilla 
l'orribile varietà 
delle proprie superbie 
la maggioranza sta 
come una malattia 
come una sfortuna 
come un'anestesia 
come un'abitudine 


da Smisurata Preghiera