Può nascondere qualunque oggetto. È un nuovo tessuto che rifrange la luce in modo che una persona possa vedere solo da una distanza molto ravvicinata o molto lontana.
Inoltre riflette la luce dall'ultravioletto all'infrarosso, per cui lo sfondo risulta distorto.
È un materiale unico e sottile, leggero. Ovviamente nato per scopi militari ma non solo.
Nell'Antica Grecia, la parola Téchne, tradotta oggi comunemente con Arte, indicava l'espressione artistica, ma anche i mezzi necessari a realizzarla, la Tecnica. Platone spiega che alla Téchne greca partecipavano l'artista con l'ingegnere e il muratore. Tecnologia è una parola composta che deriva dalla parola greca τεχνολογία (tékhne-loghìa), "discorso sull'arte", dove per arte oggi si intende la tecnica.
sabato 17 giugno 2023
𝗤𝗨𝗔𝗡𝗧𝗨𝗠 𝗦𝗧𝗘𝗔𝗟𝗧𝗛, 𝗜𝗟 𝗠𝗔𝗧𝗘𝗥𝗜𝗔𝗟𝗘 𝗖𝗛𝗘 𝗥𝗘𝗡𝗗𝗘 𝗜𝗡𝗩𝗜𝗦𝗜𝗕𝗜𝗟𝗜
giovedì 15 giugno 2023
La Sostituzione dell’Umano

Ho assistito dal vivo a un esperimento sconvolgente, che rende
superfluo tutto quel che pensa, fa, dice l’uomo, a cominciare da quel
che sto facendo in questo momento, scrivere. Dunque, un amico mi
confessa di usare la Chat Gpt, ovvero
quell’applicazione dell’intelligenza artificiale di cui a giorni alterni
si narra ogni gloria e ogni orrore; un giorno ammessa, un altro
vietata, poi riammessa, come sempre accade quando c’è una censura.
Il
mio amico ha un’idea che mi riguarda direttamente e vuole prospettarla
al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Chiede il soccorso al suo
smartphone per perorare la sua istanza (che disapprovo). Non fa in tempo
a formulare la richiesta che compare sul video un miracolo: una lettera
argomentata, informata, pertinente, scritta in buon italiano, che
realizza la sua intenzione con una ricchezza di dati che un ghost
writer, un assistente o segretario, non sarebbe mai riuscito a
formulare, neanche dopo una ricerca. Certo, a un occhio critico più
attento, puoi “sgamare” l’automa in alcune formule espressive un po’
generiche, che puoi adattare a tante situazioni, una volta immessa la
direzione che vuoi dare alla tua lettera. Ma difficilmente qualcuno
avrebbe saputo rendere meglio la sua idea. Come è possibile che
un’applicazione matematica riesca non solo a darti risultati
matematicamente esatti, ma si traduca anche in letteratura,
comunicazione, selezione di argomenti e di notizie? Sconvolgente.
Fino
a ieri eravamo rimasti ad Aristotele che intravedeva il futuro in cui
gli schiavi sarebbero resi superflui, affrancati o disoccupati, secondo i
punti di vista, dalle macchine, dai telai che sarebbero andati
automaticamente o le gru che avrebbero sollevato pesi insostenibili per
gli umani. I lavori manuali sarebbero stati sostituiti dalle macchine e
l’uomo avrebbe potuto così dedicarsi alle attività teoriche,
contemplative, artistiche, ludiche, rituali.
Sappiamo che non è
andata così, il tempo liberato non è tempo prezioso ma tempo perso,
dissipato; crescono le pigrizie, le brutte abitudini e altre schiavitù.
L’ozio non si trasforma in otium classico, ma nel padre dei vizi.
Comunque, la sfera intelligente dell’umano era preservata, non era
travolta o replicata dai processi automatici, ingenerati con le
macchine.
Ora siamo nella fase ulteriore. L’app riesce a sostituire
la ricerca, la cultura, lo sforzo intellettuale. E sul piano sociale
rende superfluo non il lavoro degli schiavi, come si pensava da
Aristotele a Marx fino a ieri, ma il lavoro intellettuale. Si potranno
mai giudicare tesi di laurea e ricerche se sai che possono essere frutto
di una semplice domanda al tecno-cervello artificiale? A che serviranno
col tempo i ricercatori, gli addetti stampa e comunicazione, i
giornalisti e ogni altro genere, se tutto può essere ottenuto in tempo
reale, in versione ampia, a un livello elevato? Potrei indicare alcuni
territori ancora non raggiunti, dove occorre spirito critico,
creatività, originalità, ma quell’ancora che ho onestamente premesso la
dice lunga sul fatto che come era impensabile fino a ieri quel che oggi
mi mostra il mio amico, così domani può accadere in altri ambiti. Una
ritirata continua, un accrescersi esponenziale di poteri
magico-tecnologici a cui corrisponde un decrescere rapidissimo di
facoltà umane-intellettuali. La tecnica avanza, l’umano arretra.
La
parola chiave di tutto questo è una: sostituzione. Non solo sostituzione
etnica, non solo maternità surrogata, ma sostituzione dell’umano, a
tutti i livelli. La prima minaccia globale alla nostra vita sulla terra
non è il clima, l’inquinamento, la guerra, ma la Sostituzione. Quando
toccheremo il punto di non ritorno, ovvero quando non saremo più noi a
fare o non fare, a decidere, a guidare, quando non potremo più impedire,
vietare, fermarci, tornare indietro? Non lo sappiamo, ma è molto vicino
e quando succederà non ne saremo più consapevoli.
Bisogna fermare
l’Intelligenza Artificiale in questi ambiti? Non lo avevo mai pensato
prima, ora si. Sarà difficile, la storia umana dice che ciò che oggi è
proibito domani sarà violato, se non da noi, da altri. Ciò che non vuoi
vivere oggi, vivrai domani. Però si tratta di passare a un’altra
comparazione: la tecnica diventa oltre che strumento prodigioso e
salutare per mille cose, che benediciamo ogni giorno, anche un mezzo di
distruzione. Come la bomba atomica, diventa un’arma letale, bisogna
avere il coraggio di negoziare il suo disarmo. Non è bello, forse non è
nemmeno umano, ma è necessario. Lo dicono anche eminenti maghi
dell’intelligenza artificiale, operatori pentiti.
Ma prima di
arrivare a quel punto di non ritorno, cosa resta ancora di umano?
L’inizio, l’iniziativa, l’inizializzazione. Traduco: se non ci fosse
stato il mio amico, se non avesse dato quell’input al suo smartphone, se
non avesse avuto quell’idea e preso quell’iniziativa, servendosi di uno
strumento pur sempre costituito, assemblato, inizializzato, venduto da
umani, non ci sarebbe tutto questo. Dunque c’è un primo movente che è
umano. Ciò che finora l’automa non riesce a generare è poi
l’originalità, lo spirito critico e autocritico, il conato originario,
l’ispirazione poetica, la facoltà visionaria e metafisica, la deviazione
di pensiero non conforme, non convenzionale. La fede. La macchina non
si autocrea, non si autodermina, non ricerca e non agisce “di testa
sua”. C’è un moto iniziale, una forza originaria e misteriosa. Lo sto
studiando, preferisco restare nel mistero, non voglio darlo in pasto al
plagio artificiale. Comunque, la differenza tra l’intelligenza umana e
l’intelligenza artificiale è che la prima ha il principio del suo
vivere, del suo agire, del suo dare scopi, dentro di lui; mentre
l’artificiale no. Almeno finora. Se e quando sarà superato quel finora,
l’umanità sarà bella e finita. Ma parafrasando Epicuro, finché noi ci
siamo lei non c’è, quando lei ci sarà noi non ci saremo.
![]() |